REIKI E IL SISTEMA ENERGETICO GIAPPONESE
Come già visto in precedenti articoli, il metodo Reiki è una pratica spirituale che ti aiuta a riscoprire la tua vera natura. La pratica del Reiki può essere facilitata (oppure ostacolata) dal proprio stato del sistema energetico individuale. Infatti, nella maggior parte delle pratiche spirituali tradizionali, la profonda consapevolezza del proprio sistema energetico è sinonimo di illuminazione ed evoluzione personale. Oggi tuttavia, c’è molta confusione sui sistemi energetici, spesso sono mischiati tra loro oppure vengono presentati in maniera superficiale, come anche accade al Reiki. Ci sono diversi sistemi energetici, a secondo della tradizione culturale e geografica, che competono per attirare l’attenzione: ida, pingala, sushumna, kundalini, nadi, chakra, meridiani, tsubo, hara, tanden, eccetera eccetera.
Allora, qual è il sistema energetico “giusto” o “migliore” per trovare il benessere che cerchiamo e ad approfondire il nostro stato di consapevolezza? E come può essere impiegato a beneficio della pratica spirituale? Mentre esploriamo le risposte a queste domande, concordiamo innanzitutto sul fatto che un sistema energetico non è migliore di un altro. Credo occorre pensarla in questo modo: a livello fisico ogni persona sembra diversa dalle altre. Uno ha gli occhi azzurri; un altro ha gli occhi verdi. Una persona è alta; un altro è basso. Nessuno è uguale all’altro, ed ogni aspetto particolare non significa che sia migliore di un altro.
E questo vale anche a livello energetico. Il sistema energetico di ognuno è diverso, determinato dalla combinazione unica di eredità culturale, eredità genitoriale, educazione e sviluppo spirituale. Inoltre fondamentalmente, le persone sono attratte dall’insegnamento di un sistema energetico che più risuona con ciò di cui si è a conoscenza, o con ciò che si crede di sapere.
Il mio consiglio è che se si è attratti da un particolare sistema energetico, è sempre possibile provare a capirlo meglio (e questo in parte aiuterà a capire meglio sé stessi) frequentando un corso o studiando libri. Ma occorre ricordare che quel tipo di comprensione non è il risultato delle proprie esperienze personali, poiché spesso la nostra comprensione si basa esclusivamente sulle percezioni di un’altra persona.
Ma allora come si fa?
Innanzitutto, occorre riconoscere che l’energia si muove a causa della nostra mente o, in altre parole, la nostra mente muove l’energia.
È possibile vedere la connessione tra energia e mente con questo esempio: se vediamo un’amica che cammina davanti a te e vogliamo darle un colpetto sulla spalla, dobbiamo prima avere l’intento (la mente) di compiere l’azione (toccare), prima che la nostra energia inizi il movimento della mano e del braccio. Paradossalmente se la nostra amica è abbastanza sensibile, potrebbe anche girarsi prima che noi le tocchiamo la spalla perché sente la nostra energia in movimento. Poiché l’energia è mossa dalla mente, può muoversi in modi diversi, a seconda di dove focalizziamo la nostra mente, di cosa visualizziamo, oppure dalle nostre reali intenzioni.
Detto questo, la maggior parte delle tradizioni spirituali, ed anche il Reiki, includono pratiche meditative e tecniche per “addestrare” la mente a concentrarsi in un modo che le consenta di mantenere i canali e i punti energetici aperti, chiari e vibranti.
Queste tecniche si insegnano già nei corsi di Primo Livello Reiki Giapponese in presenza, oppure nel 1&2 Livello Holy Fire® Reiki online.
Hara e Tanden nella Tradizione Giapponese
Negli insegnamenti Giapponesi, ci sono 3 punti di alta concentrazione energetica (seishin suchu ichi) che risiedono all’interno del nostro corpo fisico. Il più importante e conosciuto è il Seika Tanden, che si trova a circa tre dita sotto l’ombelico nella zona dell’Hara (腹), spesso tradotta come pancia, o addome. Chiamata anche centro o mente, l’Hara è considerata una porta per realizzare il nostro pieno potenziale o vera natura.
Nella cultura Giapponese, l’Hara, o addome, è considerato il centro di gravità del corpo e la sede del benessere fisico e spirituale di una persona.
Sebbene si riferisca letteralmente alla zona del basso ventre, il termine ha anche connotazioni psicologiche e spirituali nella lingua e nella cultura Giapponese. Infatti, Hara può essere visto come l’unificazione delle dimensioni fisiche, psicologiche e spirituali di una persona.
L’Hara svolge un ruolo significativo nella Medicina Tradizionale Cinese, adottata dai Giapponesi secoli fa. Esiste una lunga tradizione di diagnosi basata sulla palpazione del basso addome e di trattamento consistente nel massaggio di quell’area nella medicina energetica Giapponese (vedere i libri Hara Diagnosis: Reflections on the Sea, di K. Matsumoto e S. Birch e Connecting to the Centre: Healing Begins in the Hara di E. Stropp).
I Tre Tanden – I Tre Diamanti
Secondo la Medicina Energetica Giapponese esistono Tre Centri Energetici principali nel nostro corpo, si tratta dei Tanden (丹田), che letteralmente significa “campo del Cinabro”. La Medicina Tradizionale Cinese e quella Energetica Giapponese considerano il cinabro (che è una forma di mercurio) un elisir che prolunga la vita. Ancora oggi, i composti di mercurio vengono somministrati, a volte sotto forma di pillola, ai pazienti sottoposti a trattamenti tradizionali.
I Tanden non risiedono sulla superficie della pelle, sono situati all’interno del corpo, e sono visti come aree in cui il Ki (氣), l’energia vitale, viene sia generata che immagazzinata e attraverso i quali circola in tutto il corpo rendendoli funzionali e capaci di svolgere il loro compito essenziale per il mantenimento della vita dell’essere umano.
I ruoli che i Tanden svolgono nella creazione e circolazione del Ki sono particolarmente importanti nella medicina, nel Qigong, nella meditazione e arti marziali ed anche nel Reiki.
Sebbene vi siano tre Tanden, quello inferiore svolge il ruolo più importante nella generazione e nell’immagazzinamento del Ki, e nella pratica Reiki diventa il punto di circolazione e di intreccio del flusso stesso Reiki all’interno del corpo del praticante Reiki o di chi riceve il Reiki.
È incredibile ed impressionante come nel Reiki si possano intrecciare la neuroscienza contemporanea con l’antica saggezza.
Seika Tanden – punto inferiore
Il punto psicofisico immateriale a circa 4 centimetri sotto dell’ombelico. In questa sede avvengono le interazioni con le energie basali che provengono all’uomo direttamente dalle forze vitali più profonde della natura.
Questo Tanden è direttamente correlato all’Hara ed è il centro della stabilità psicofisica e della generazione dei propri movimenti corporei.
Ma anche il nostro centro vitale secondo il Buddhismo Giapponese Zen, e sintetizza quelle funzionalità che nella tradizione Ayurvedica Indiana sono assegnate ai due chakra basali, Muladhara e Svadhishthana.
Chudan Tanden – punto mediano
Il punto psicofisico in corrispondenza del plesso solare. Questa è la nostra sede relazionale: il sentirsi parte integrante con l’ambiente e gli altri esseri viventi.
Questo punto vitale ha le funzionalità che corrispondono a quelle che nella tradizione Ayurvedica Indiana sono assegnate ai chakra chiamati Manipura ed Anahata.
Jodan Tanden – punto superiore
Il punto psicofisico dei centri vitali dell’uomo, che si trova nel centro della fronte fra le sopracciglia e che comprende le funzionalità che corrispondono a quelle che nella tradizione Ayurvedica Indiana sono assegnate ai chakra superiori: Vishuddha, Ajna e Sahasrara.
Punti Energetici di altre Tradizioni Esoteriche Giapponesi
In altre tradizioni Giapponesi, il palmo della mano, la lingua e il cuore sono i punti di notevole concentrazione dell’energia, ed il Reiki che da molta importanza a questi punti, attinge proprio da queste tradizioni. Come ad esempio nella tradizione Giapponese del Mikkyo (insegnamenti segreti), ci sono cinque punti di concentrazione energetica, qui presentati nel loro ordine tradizionale: cuore, fronte, gola, corona e addome. Invece nella tradizione Giapponese dello Shingon c’è il Goma detto Rituale del Fuoco, in cui ci sono 19 punti di concentrazione energetica. Nella tradizione Giapponese dello Shugendo c’è invece il Kuji-In, la pratica dei 9 Sigilli dove con una pratica costante si sviluppano le doti di chiaroveggenza o telepatia.
Corrispondenze con il Reiki
Nonostante il numero e i nomi variabili dei punti di concentrazione dell’energia, anche molte arti tradizionali Giapponesi (Judo e Ikebana) così come la maggior parte degli insegnamenti spirituali Giapponesi classici, incorporano pratiche progettate per stimolare l’energia (KI) all’interno di questi punti. Ad esempio, nello Shugendo, i tre punti di concentrazione energetica del tanden inferiore, del tanden medio e del tanden superiore sono usati nella pratica della cascata (Takishugyo). Nella meditazione Lotus Womb della tradizione Tendai, un praticante spruzza acqua sui tre punti di concentrazione energetica della testa, del cuore e della pancia.
All’interno del sistema tradizionale del Reiki, questi punti di concentrazione energetica sono sempre oggetto di trattamento e di lavoro specifico, specialmente le zone ed i punti del ventre (che rappresenta la terra), della testa (che rappresenta il cielo), e del cuore (che rappresenta l’unità).
Nelle cerimonie di iniziazione al Reiki questi punti devono venire unificati, e nelle principali scuole Reiki storiche (quelle cioè che possono annoverare un Lignaggio storico e mondiale), questa pratica è sempre insegnata.
Ma oltre ai punti di concentrazione dell’energia, ci sono i canali energetici (Keiraku), spesso tradotto in inglese come meridiani. Tuttavia, kei significa passare attraverso, mentre raku significa rete o ragnatela. Pertanto, una traduzione più accurata dei canali Keiraku è una rete o rete di percorsi. Proprio come una ragnatela. Cosa succede quando si tocca un solo filo della ragnatela? L’intera tela vibra. Questo è il principio alla base dei canali Keiraku e del Reiki: stimola qualsiasi punto o canale di concentrazione energetica e influirai su tutti i punti e canali (ancora un intreccio tra neuroscienza contemporanea e il Reiki).
Per concludere, le pratiche spirituali tradizionali Giapponesi come anche il Reiki sono progettate per stimolare il KI all’interno di vari punti di concentrazione energetica. La pratica del Reiki sul Keiraku amplifica l’effetto di quel KI stimolato, facendolo riverberare e vibrare dentro di noi.
Con il Reiki e queste tecniche tradizionali, come il respiro, la visualizzazione, i simboli, i jumon e così via, si va a stimolare la propria energia, che a sua volta elimina qualsiasi ostruzione nei punti o canali energetici. Una volta che i punti dei canali energetici sono armonici, si trova il benessere psico-fisico e si può realizzare la nostra vera natura.
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