Reiki

campi di energia

 

Per comprendere come agiscano le le diverse terapie alternative o discipline olistiche come il Reiki Giapponese è innanzitutto necessario assimilare il concetto secondo il quale ogni cosa vivente è infusa di energia, o forza vitale. Non è possibile vedere né toccare tale energia ma, come l’aria che si respira, è indispensabile per la vita.
Se per molti occidentali è difficile accettare l’idea che esista qualcosa al di là della materialità, per le popolazioni orientali si tratta di una nozione scontata.
Più di tremila anni fa, i Yoghin Indiani o i Sensei Giapponesi o i Shifu Cinesi parlavano già di un’energia universale, il Prana o il Ki oppure il  Chi, intesa come costituente basilare e fonte di ogni forma di vita. Questa energia, o soffio vitale, è in ogni cosa e porta con sé la vita. 

Il Taoismo, l’antica filosofia cinese sorta verso il terzo millennio a.C., si fonda sullo stesso concetto, secondo il quale l’universo è un organismo vivente infuso e permeato di un’energia ritmica e vibrazionale, chiamata “Chi” o “KI”.
Il concetto di un’energia che pervade ogni cosa non è poi così mistico come può sembrare.
La fisica moderna o l’attuale Fisica Quantistica comincia a dare credito a ciò che i saggi dell’antichità già supponevano migliaia di secoli fa.
Agli inizi del XVIII secolo, Newton e colleghi si resero conto di quanto fosse superato pensare alle cose come semplici oggetti solidi.
Con la scoperta dell’atomo, i fisici capirono di avere trovato la struttura portante dell’universo. Indagando più a fondo, scoprirono che gli atomi sono a loro volta composti da minuscole particelle in costante movimento e che il loro comporta mento è diverso da quello che si supponeva.
Nel 1905, con la pubblicazione della Teoria della Relatività, Albert Einstein distrusse i principi della visione del mondo dei newtoniani e ipotizzò la possibilità che materia ed energia fossero intercambiabili. Le particelle possono essere create dall’energia e la materia non è nient’altro che energia rallentata o “cristallizzata”.

Qualche anno dopo, Max Planck scoprì che la luce e le altre forme di radiazioni elettromagnetiche sono emesse sotto forma di pacchetti di energia, da lui battezzati Quanti. Tali Quanti di Luce, o pacchetti di energia, sono stati accettati come particelle sebbene, stranamente, si comportino anche come onde piuttosto che particelle individuali.
Stando alle ultime teorie “super-string” (le prime delle quali videro la luce negli anni sessanta), tali particelle fondamentali, in realtà non sono affatto particelle, ma assomigliano più a frammenti di corde infinitamente sottili. Secondo la “teoria delle corde”, quelli che in precedenza venivano immaginati come puntini di luce vengono ora raffigurati come onde che si muovono lungo la corda (come onde su una corda in vibrazione di un aquilone). Ciò significa che a livello basilare ogni cosa sembrerebbe scintillare, o muoversi continuamente in onde di luce.

Il mondo di oggetti apparentemente solidi è quindi in realtà composto da strutture a onde e da campi di energia che interagiscono costantemente. Alcuni scienziati concepiscono oggi l’universo come una sorta di immensa ragnatela di strutture inseparabili di energia.
Nel 1964 il fisico John S. Bell propose quello che è ora conosciuto come il teorema di Bell, secondo il quale le particelle subatomiche sono collegate le une alle altre, per cui ciò che accade a una particella accade anche a tutte le altre.

Il defunto David Bohm, professore di fisica teoretica al Birkbeck College di Londra, dopo aver dedicato quarant’anni allo studio della fisica e della filosofia, giunse alla conclusione che l’universo è una totalità interconnessa.
Se non fosse morto improvvisamente nel 1993, avrebbe ricevuto il premio Nobel per le ricerche condotte.
Nel libro Wholeness and the Implicate Order, Bohm afferma che è la mente umana a vedere le cose separate e indipendenti le une dalle altre, perché nella realtà è esattamente il contrario. L’uomo divide e dispone le cose in diversi cassetti mentali per rendere più gestibile il mondo che lo circonda. Vedere ogni cosa separata dalle altre è una pura illusione che conduce a un’infinita confusione interiore.

Non rendendosi conto che questa frammentazione è esclusivamente opera dell’uomo, l’umanità è sempre stata alla ricerca della totalità.
Quanto affermato dona credibilità alle filosofie antiche, secondo le quali non è possibile godere di un senso di benessere generale se i diversi aspetti della personalità (mente, corpo e spirito) non sono in equilibrio fra loro. E’ possibile trovare tale equilibrio vivendo in armonia con la natura e, nel caso in cui l’individuo dovesse perdere tale stato di equilibrio, la natura gli fornirà i rimedi per ritrovare la propria interezza.

Per secoli i mistici hanno parlato dell’Aura, un corpo etereo che circonda quello fisico. Per i Pitagorici (intorno al 500 a.C.) si trattava di un corpo luminoso, la cui luce era in grado di produrre svariati effetti sull’organismo umano, inclusa la cura delle malattie.
Agli inizi del XII secolo, due famosi studiosi, Boirac e Liebeault, affermarono che gli esseri umani possiedono un’energia in grado di provocare un’interazione fra due individui, anche quando questi ultimi non si trovano vicini l’uno all’altro.
Nel XIX secolo, il conte Wilhelm von Reichenbach dedicò trent’anni della propria vita a fare esperimenti su di un campo da lui battezzato forza “odica”; ma fu soltanto nel 1911 che cominciò a farsi strada la nozione di campo di energia umana.
Utilizzando schermi e filtri colorati, il medico William Kilner descrisse l’aura come una nebbia luminosa che circonda il corpo e che è caratterizzata da tre zone distinte. Le sue ricerche lo condussero ad affermare che l’aura varia da individuo a individuo, dipendendo da variabili quali l’età, il sesso, la capacità intellettiva e lo stato di salute. Poiché alcune malattie si evidenziano come irregolarità nell’ aura, Kilner sviluppò un sistema di diagnosi basato sul colore, la struttura, il volume e l’aspetto generale di questo corpo etereo.

Nello stesso periodo, il dottor Wilhelm Reich, psicologo umanista e discepolo di Sigmund Freud, si interessò a un’energia universale, da lui chiamata “orgone”. Studiò il rapporto esistente fra i disturbi nel flusso dell’orgone all’interno del corpo umano e la malattia psicologica e fisica e giunse alla conclusione che quando forti stati d’animo, come la rabbia, la frustrazione, la tristezza e persino il piacere, non vengono espressi, l’energia che avrebbe dovuto essere liberata si ritrova intrappolata nel corpo, provocando così una diminuzione del livello di vitalità.

Verso la metà del XX secolo, il dottor George De La Warr e il dottor Ruth Drown inventarono nuovi strumenti per rilevare le sottili vibrazioni emesse dai tessuti del corpo umano. Il dottor De La Warr creò inoltre il Radionics, un sistema di rilevazione, diagnosi e cura a distanza che utilizzava il campo di energia biologica umano.
La scienza medica oggi riconosce, nel corpo, l’esistenza di un debole campo elettromagnetico generato dall’attività delle onde cerebrali e dagli impulsi nervosi e dai diversi organi vitali all’interno del corpo.
Recentemente, un gruppo di scienziati sovietici dell’A.S. Popow’s Bioinforma tion Institute ha scoperto che gli organismi viventi emettono vibrazioni di energia ad una frequenza che varia dai trecento ai duemila nanometri (nms).
Tale energia è stata battezzata bio-campo o bioplasma.
Attualmente, nessuno sa se l’aura, il campo elettromagnetico e le altre forme di radiazioni emesse dal corpo siano in realtà la stessa cosa. Ma appare più probabile che il campo di energia umana sia composto da vibrazioni differenti.

“Il corpo è il luogo privilegiato del Cosmo dove si manifesta l’energia creatrice del Sé”

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