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Yoga

LE ASANA DINAMICHE E STATICHE DELLO YOGA

La parola ‘asana‘, in sanscrito, significa “posizione” e nello Yoga è la postura che il corpo assume durante la pratica. Si afferma che le asanas siano migliaia o addirittura quante siano le creature viventi, ma tra queste, 84 sono le migliori, di cui 32 rappresentano l’essenza dello Yoga e tra quest’ultime, 12 sono posizioni regine.
Ad ogni asanas corrisponde una parte del corpo su cui lavora maggiormente, ad eccezione delle posizioni regine che lavorano in totale. Inoltre nessuna posizione ha lo stesso effetto di altre, anche se possono sembrare simili fra loro. Le asanas portano nomi di animali, insetti, piante, forme geometriche, attrezzi agricoli, oggetti, etc.; le possiamo suddividere in posizioni di apertura o di chiusura, introspettive o estrospettive e le possiamo associare a un elemento.

L’asana ha un’azione tridimensionale, fisica, mentale, e sottile (energetica): sul corpo agisce direttamente, mentre a livello mentale ed energetico ha degli effetti indiretti. I benefici fisici sono innumerevoli: il corpo è beneficiato a livello di fermezza, solidità, leggerezza, acquista più resistenza e forza, vengono corrette le imperfezioni e ristrutturate la tonicità muscolare e il complesso osseo. Questa disciplina mira all’allungamento e all’elasticità, per questo motivo i suoi effetti sono molto duraturi. Fondamentale è capire i limiti del proprio corpo e praticare le asanas con un sincero spirito di miglioramento, senza volere esagerare e forzare le proprie capacità. Infatti lo scopo, dello Yoga, è quello di eseguire le posizioni tenendo conto delle proprie possibilità, visto che i benefici effetti delle asanas non dipendono dalla perfezione della loro esecuzione.

A livello mentale gli effetti si rivelano attraverso una maggiore solidità, fermezza, con una maggiore concentrazione e quindi con una padronanza, in precedenza, sconosciuta. Attraverso la concentrazione, il rilassamento, il maggior afflusso di sangue e frequenze respiratorie differenti, la mente si depura e riporta alla luce tutto il condizionamento subcosciente, rendendo l’individuo più conscio e consapevole di se stesso.
Le Asana dello Yoga sono degli strumenti di lavoro precisissimi e, come tali, devono essere accompagnate da una vigile concentrazione che osservi e regoli le due fasi di cui si compongono: quella dinamica di approccio e quella statica di arrivo e stazione.

Le Asana si compongono di due fasi :

La fase dinamica

L’oggetto dell’attenzione di questa fase muta col progredire del praticante ed è suddivisibile in quattro parti:

  • Concentrazione sulla tecnica corretta (è fondamentale per una corretta acquisizione dei movimenti e delle impostazioni di partenza necessari ad una efficace esecuzione);

  • Concentrazione sul rilassamento (si tratta di mantenere rilassate tutte le parti del corpo non interessate dalla fase dinamica: muscoli facciali e zone corporee che si contraggono di riflesso durante uno sforzo fisico);

  • Concentrazione sul respiro (esso deve mantenersi costante e regolare senza accelerazioni o costrizioni);

  • Concentrazione sul movimento costante ed uniforme (è il punto d’approdo della padronanza su questa fase in cui il corpo danza in armonia sincronica col suono ed il ritmo del respiro).

La fase statica

Raggiunta la posizione ha inizio il lavoro di modellazione e correzione che ogni asana svolge: i muscoli, i tendini, le ossa vengono “messi in forma”, gli organi interni stimolati e vivificati, le terminazioni nervose irrorate di fresca vitalità.
Anche in questa fase sono necessari concentrazione e controllo sulla respirazione in modo da trasferire l’energia incamerata nelle aree sollecitate dalla posizione stessa.
Possiamo perciò suddividerla in due parti:

  • concentrazione sull’immobilità e sul rilassamento (la prima è la condizione fondamentale perché il secondo abbia luogo tramite il progressivo allungamento del respiro e la distensione psico-fisica);

  • concentrazione sul punto più importante dell’asana (ogni posizione è mirata per agire solo su particolari regioni corporee verso le quali l’allievo deve dirigere la propria attenzione e, con essa, il flusso pranico, potenziando il lavoro fisico già in atto).

Vediamo quindi come la vera forza delle asana non risieda esclusivamente nella dinamica fisica ma sia invece accompagnata e potenziata da quella mentale e respiratoria che risultano tanto più efficaci quanto meno l’involucro corporeo offre resistenze o forzature. Una rilassata immobilità fisica è il terreno più fertile per i germogli dello Yoga.

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