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MEDITAZIONE

UDIRE, SENTIRE E PERCEPIRE

Chissà quanti di noi si sono mai soffermati su questa sottile ma enorme differenza.
Udire è meccanico. Abbiamo le orecchie, e possiamo udire. Se diventiamo sordi, ci può essere dato un apparecchio che aiuti l’udito. Le orecchie non sono altro che un meccanismo atto a ricevere suoni. Udire è semplicissimo: gli animali possiedono l’udito, chiunque abbia le orecchie lo possiede; sentire è invece uno stadio di gran lunga più elevato.

Il sentire accade quando l’udire non è accompagnato da nient’altro: nella mente non scorrono altri pensieri, nessuna nuvola scorre nel tuo cielo interiore. Allora, qualsiasi cosa venga detta, ti arriva così come è stata detta. Non esiste alcuna interferenza da parte della tua mente; non è interpretata da te, dai tuoi pregiudizi; non è oscurata da nulla che, in questo preciso momento, scorre dentro di te: tutte quelle cose sarebbero distorsioni.

Di solito il problema non si pone: ce la si cava, in un modo o nell’altro, con il semplice udito, in quanto la comunicazione non va oltre i normali argomenti: si parla della casa e dei suoi problemi, del giardino, del tempo e della natura, e non ci sono problemi. Si tratta di cose comuni, di oggetti: non occorre sentire.
Viceversa, quando parliamo di qualcosa come la meditazione, occorre sentire. Essa, infatti, non è un oggetto, è uno stato dell’essere soggettivo. La si può solo indicare, e occorre essere estremamente attenti, presenti, solo così un significato, per quanto minimo, ha la possibilità di arrivare fino a te.
E se in noi sorge anche soltanto una minima comprensione è più che sufficiente, perché la comprensione ha un modo tutto suo di crescere. Se anche solo una minima comprensione sedimenta nel posto giusto, nel cuore, inizia a crescere spontaneamente.

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