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MEDITAZIONE

RELIGIONE e MEDITAZIONE

Dunque, caratteristica della meditazione è l’invito alla responsabilizzazione, all’impegno personale e alla sperimentazione. “Non fidatevi del sentito dire” ammoniva il Buddha. “Non fatevi guidare dall’autorità dei testi religiosi…. né dal rispetto per i maestri. Ma solo quando capite da soli che certe cose non sono salutari, abbandonale… e quando capite da soli che certe cose sono salutari, accettatele e seguitele“.
Manca l’appello alla sottomissione, all’obbedienza, alla fede, che è invece l’elemento essenziale delle religioni. Perfino l’attaccamento ai riti e alle opinioni preconcette viene considerato un ostacolo alla comprensione liberatrice. Infatti il Buddha stesso dice che la radice di tutti i mali è la falsa visione, l’ignoranza, l’incapacità di discriminazione, l’attaccamento.
Assunzione di responsabilità, osservazione attenta e sperimentazione personale costituiscono la via della meditazione, con cui l’uomo cerca di liberare se stesso dai mille condizionamenti del mondo, compresi quelli filosofici e religiosi.
La meditazione diventa allora un importante punto di riferimento, un vero e proprio perno, un’amica che non ti abbandona mai, un rifugio per i momenti di crisi, un “luogo di ritiro” per ritemprarsi, per ritrovare l’equilibrio, per recuperare l’orientamento. “Prendete rifugio in voi stessi, siate un’isola per voi stessi“, diceva il Buddha.
Mentre una frase della Bibbia, citata anche nel Nuovo Testamento, afferma che «Dio non abita in edifici costruiti da mano d’uomo»; ciononostante, gli uomini si sono sempre preoccupati di costruire templi e chiese, nel tentativo quasi di imprigionare l’Assoluto.

La funzione riequilibrante dalla meditazione, la sua capacità di riportare l’individuo a quel centro naturale da cui le esperienze della vita lo allontanano continuamente è tutto il contrario di quegli esempi di santità di cui sono piene le religioni e il cui ideale è il martirio. Senza dubbio è stato un errore sostituire al modello del saggio quello del santo: in chi tortura se stesso con pratiche ascetiche e cerca la rinuncia, troviamo una mente non educata, una mancanza di sapienza, una rottura del rapporto con la natura e quindi un atteggia mento di aggressività.
Al contrario, quando si esaltano e si praticano i valori dell’equilibrio, della calma, di un sano uso delle risorse naturali, del distacco e della consapevolezza, non c’è più bisogno di predicare amore e non-violenza: essi nascono spontaneamente.

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