CHAKRA


SECONDO CHAKRA – SVADHISHTHANA – 
COLLOCATO NEL SUO PROPRIO POSTO

È localizzato dentro la sushumna alla base dell’organo genitale.
Svadhishthana, ovvero il chakra «collocato nel suo proprio posto», appare come un loto di colore vermiglio secondo i testi antichi e arancio secondo l’esperienza di alcuni maestri yoga contemporanei; ha sei petali su cui spiccano le sei consonanti «h, bh, m, y, r, l» rilucenti come folgori.
L’elemento correlato è l’acqua, rappresentata da un bianco mandala circolare nel quale spicca una falce lunare inscritta tra due fiori di loto.
L’organo di senso rapportato allo svadhishthana è la lingua, sede del gusto, mentre l’organo di azione sono le mani e la facoltà di prendere per lo Shritattvacintamani, l’organo genitale per alcuni maestri yoga contemporanei.
La caratteristica principale di questo chakra è la fluidità e la concentrazione operata su svadhishthana favorisce l’azione rinfrescante.
Il bijamantra è «vam», cioè la lettera «va» nasalizzata, ovvero pronunciata facendola risuonare nel naso.
E’ il bijamantra del dio Varuna, signore del cielo nel periodo più antico della civiltà indù, quello incentrato sulle sacre raccolte dei Veda, e quindi dio dell’oceano in tempi più recenti. Il bijamantra viene visualizzato come una divinità con in mano un laccio, di colore bianco, sul makara, un mitico mostro marino, cavalcatura di Varuna e della dea Ganga, il fiume Gange.
Nel puntino che viene posto sulla lettera dell’alfabeto sanscrito per nasalizzarla è inscritta un’altra divinità, Hari, ovvero il dio Vishnu, signore della conservazione della vita, qui rappresentato come un adolescente di incarnato blu con una veste giallo oro, dotato di quattro braccia nelle cui mani vi sono la mazza, la conchiglia, il disco affilato e il loto, con un ricciolo di peli sul petto che simboleggia la natura e una gemma sul cuore che simboleggia le anime. La sua cavalcatura è Garuda, l’avvoltoio dalle fattezze umane.
La Shakti, l’energia cosmica femminile, qui si proietta come Rakini, terrificante dea su un loto rosso, in aspetto furente, come sottolineano le zanne evidenti, ed ebbra d’ambrosia, d’incarnato blu, con tre occhi e quattro braccia nelle cui mani vi sono una lancia, un loto, un tamburello e un’ascia affilata. E’ ghiotta di riso ed è associata al sangue, uno dei sette componenti che la medicina tradizionale indiana ritiene costituire il corpo.

Svadhishthana, l’ambivalenza della manifestazione


È situato alla radice del pene e nella donna a livello della cupola vaginale.
Il suo simbolo comprende andando dall’esterno verso l’interno un fiore a sei petali, con inscritto un cerchio.
Il numero 6, cui rimandano i petali, significa in Cina il numero del cielo dal punto di vista della manifestazione: il «cielo in azione» dell’esagramma ch’ien dell’I ching che ricorda molto da vicino la «forza vitale del lingam» cui rimanda il chakra; una «energia» di connotazione maschile che agisce su una «energia» di connotazione femminile, simboleggiate rispettivamente da un triangolo a punta in su e da uno a punta in giù.
In India tale simbolo rappresenta la penetrazione della yoni da parte del lingam, simbolo della spinta verso la generazione e quindi della tendenza espansiva insita nell’universo manifestato, che si mantiene nel susseguirsi di continue morti e rinascite.
Per i discendenti dei Maya è invece il simbolo ciclico della luna e segna il compimento di una evoluzione, dalla nascita alla morte; infatti, il sesto giorno per i Maya appartiene agli dei della pioggia e della tempesta e il sei è, quindi, un numero anche nefasto legato alla morte (= coccodrillo) oltre che alla generazione.
Nella Bibbia, nell’Apocalisse, l’Anticristo, la Bestia portatrice di morte è designata con tre sei: 666.
Ma sempre nella Bibbia il numero sei è ugualmente legato alla creazione; il mondo fu creato in sei giorni e la tradizione ebraica lo fa durare per sei millenni.
Lo scenario segna quindi l’opposizione (o l’unione) della crea tura al Creatore, la distinzione-separazione della creatura dal creatore (nel 1° chakra sono ancora uniti), fonte di tutte le ambivalenze della manifestazione e quindi della vita stessa, così come della morte.
Se nel 4 il Cosmo si manifesta, nel 6 si polarizza (3+3) per originare la vita e la morte e con esse l’infinita pluralità degli esseri in un continuo ciclo di morti e rinascite. L’attività del maschile e la passività del femminile, 3+3 = 6, sono qui in equilibrio instabile, sempre variabile, e proprio questa mobilità permette tutte le manifestazioni e mantiene l’espansione vitale.
Notiamo anche che il sei è quasi esattamente il rapporto della circonferenza con il raggio (2π) ed arriviamo così al secondo simbolo espresso dal chakra, ovvero la circonferenza, in quanto emanazione del centro (che nel senso più universale raffigura il Principio, simboleggiato geometricamente dal punto, come aritmeticamente lo è dall’unità), che rappresenta la manifestazione, la creazione, misurata dal raggio emanato dal Principio. Ogni raggio definisce un punto della circonferenza che simboleggia un essere scaturito dall’energia creatrice del centro (e così ritorna la «forza vitale del lingam»).
La creazione, quindi, nell’infinita molteplicità di tutte le sue forme generate dalla polarizzazione, è simbolizzata dagli infiniti punti che costituiscono la circonferenza.
Si può vedere come in questo senso la circonferenza sia analoga al numero 6 ( 3+3) ma ne ampli il senso, dando una splendida immagine delle possibilità infinite insite nella creazione e del rapporto creatore-creato in questo stadio.
Il cerchio è assimilato anche al simbolo uroborico del serpente che si morde la coda, pure simbolo ciclico dell’evoluzione e dell’eterno ritorno, del continuo ripresentarsi di morti e rinascite, nell’ inesauribilità della creazione.
Secondo alcune correnti psicologiche, la totalità multiforme espressa dall’ Uroboros rappresenta molto bene le infinite sfaccettature dell’inconscio. L’ Uroboros diviene, perciò, simbolo dell’inconscio stesso, dove tutto è presente contemporaneamente e da cui ogni singola individualità (ogni punto della circonferenza) tenta faticosamente di separarsi.
Abbiamo in questo caso: cerchio = inconscio, centro = coscienza, ovverosia una dualità analoga a quella vista in precedenza: cerchio = creato, centro = Creatore, a sua volta analoga alla polarità insita nel numero 6 3+3 (maschile-femminile),
Le figure geometriche sono ulteriormente specificate nel loro significato da altri simboli: l’elemento di svadhishthana è l’acqua, raffigurata come acqua notturna illuminata da un quarto di luna e animata da un essere mitico composito in cui vi sono anche pesce e coccodrillo.
L’acqua, come già si è visto, è in tutti i miti «il grembo primordiale della vita» che tutto può generare (o distruggere).
Così notturna, da un punto di vista psicologico, è simbolo di un femminile inconscio e terrifico che minaccia di prevalere o ancora prevale sullo sviluppo cosciente.
Anche la luna è un diffusissimo simbolo del femminile nella sua accezione notturna, oscura, e quindi psicologicamente parlando, inconscia.
Infine la «bestia», mezzo pesce e mezzo coccodrillo, mentre da un lato suggerisce un passaggio dall’acqua all’aria e quindi uno sviluppo verso uno stadio evolutivo superiore, dall’altro nel coccodrillo, conferma la natura pericolosa e terrifica del potere contenuto nel chakra.
Il colore di questo chakra è l’arancione. E’ possibile notare che i processi germinativi avvengono in una oscurità appena illuminata da un tenue fuoco. C’è qui, quindi, più calore che nel chakra precedente, perché la vita ha bisogno di un po’ di «fuoco», ma ce n’è meno che nel chakra successivo perché troppo fuoco «brucia». Lo sviluppo della vita ha bisogno, infatti, di una tiepida umidità.
Il mondo soggetto al cambiamento, cioè l’ambito dell’esistenza manifestata in tutte le sue forme, nei continui cicli di morti e rinascite, sembra essere il tema e il potere di questo chakra. Qui, paiono dire i simboli, si «incarnano» gli esseri, qui nasce la vita nelle sue forme mai esaurite. Ma con il comparire della vita, compare anche la morte; con la possibilità di una evoluzione, compare anche il pericolo di una discesa; con l’inizio di una separazione cosciente, compare anche ogni rischio di involuzione verso l’inconscio.
Possiamo individuare in questa fascia corporea l’apparato genitale, attraverso il quale si manifesta ed è possibile l’incontro delle polarità maschile-femminile, lo sviluppo delle cellule germinali, l’ovulo e lo spermatozoo, e l’apparato urinario.
I cinesi attribuiscono al rene, organo centrale di questo apparato, il significato di organo dell’ energia ancestrale, cioè dell’energia «originaria» che permette la vita dell’organismo. Spesso i reni sono anche il simbolo sia della potenza procreatrice, sia della capacità di resistenza dell’organismo (si dice, infatti, «forte di reni»).
In effetti la funzione dell’apparato renale è quella di mantenere la vita separando continuamente le scorie dalla parte buona dell’organismo, le «acque pesanti e sporche» da quelle pulite e leggere. Se questa energia che separa il «sé» dal «non sé» cessa, l’individuo muore. Se il rene funziona poco e male, la forza e l’energia dell’individuo sono scarse.
Anche il surrene racchiude un’energia capace di conservate la vita, sia attraverso l’ormone legato alla sua porzione midollare, cioè l’adrenalina (ortosimpatico) che entra in gioco nelle reazioni di difesa, sia attraverso gli ormoni legati alla sua porzione corticale, cioè i corticosteroidi (esempio cortisolo-cortisone e l’aldosterone), che pure partecipano a mantenere l’omeostasi dell’organismo anche coadiuvando l’attività renale (aldosterone).
Esaminando l’apparato renale e quello genitale si coglie l’analogia delle loro funzioni: «energia vitale in movimento», che genera la vita, le individualità, attraverso l’unione (o la separazione) di polarità. Può ciononostante stupire la collocazione topografica su piani diversi di questi due apparati. Basta, però, ricordare che lo sviluppo delle vie uro-genitali ha un denominatore comune, se lo si esamina nel corso della vita embrionale.
Entrambi gli apparati derivano, infatti, dai dotti mesonefrico e paramesonefrico (cordone uro-genitale) e hanno inizialmente un’analoga collocazione topografica. Solo successivamente, dal 3° mese in poi, le gonadi migreranno per raggiungere la loro collocazione definitiva, insieme agli apparati genitali maschile o femminile, che nel frattempo si sono pure differenziati.
L’esame delle funzioni legate agli organi di svadhishthana conferma perciò il potere di generazione della vita (e della morte) legato a questo chakra, esattamente come già i simboli della ruota avevano indicato.

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Tavola riassuntiva di Svadhishthana

 

 

Funzione Psicologica Piacere mentale e spirituale, scambio fisico, qualità dell’amore, sessualità
Associazione Sensoriale Gusto
Sistemi  Associati Organi riproduttivi, sistema urinario
Nervi Plesso Lombare
Ghiandole Ghiandole Gonadi
Elementi Acqua
Colori Arancio
Nota Musicale Re
Cristallo Tutte le pietre arancio, in particolare la Calcite, la Corniola
Profumo Arancio, Salvia, Sandalo
Bijamantra Vam
 

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